ALPI APUANE TRAVERSATA DA STAZZEMA A VINCA
Rispolverando vecchie foto e diapositive ho ritrovato, e scannerizzato, quelle della traversata delle Alpi Apuane, del 1987. La descrizione del percorso l'avevo già postata nel lontano 2003, la ripropongo nuovamente con le foto ritrovate...in verità di scarsa nitidezza, ma sicuramente storiche.
Chi dal mare o dalla Garfagnana alza gli occhi al cielo, ha dinanzi uno spettacolo, un gruppo di monti che non ha uguali : le Alpi Apuane. Il periodo consigliato per "camminare" [cerco di evitare la parola trekking], è a fine estate e in autunno, le altre stagioni sono per chi ha nozioni alpinistiche/scialpinistiche, ed è obbligo fare molta attenzione.
Alcuni anni fa [non ricordo precisamente...non voglio ricordare], ho fatto con la famiglia moglie e figlio, allora piccolo, la traversata di queste belle montagne. Se la memoria non mi tradisce, cercherò di ripercorrere quei momenti così belli, anche se faticosi.
Per prima cosa cercai una guida, che potesse aiutarmi a fare il programma, poi cercai di valutare le condizioni fisiche di ogniuno di noi le ore di cammino e il dislivello che ogni giorno dovevamo affrontare....il resto cercherò di descriverlo. Le difficoltà sono valutate E o EE per alcune tappe o, deviazioni alle cime.
Le ore di cammino giornaliero variano dalle 7 alle 8, valutate che ogni giorno si dovrà affrontare un dislivello di circa 900/ 1000 m. La cartina che ho usato è: Multigraphic n.101-102 ALPI APUANE scala 1:25000
NOTA IMPORTANTE:
Informarsi alle sezioni del C.A.I se sono cambiate le numerazioni dei sentieri, e se esiste una carta aggiornata, visto che la descrizione è datata 1987.
AGGIORNAMENTO: Dalla rivista del C.A.I di Firenze” Alpinismo Fiorentino 1/2009”
NOTIZIE IMPORTANTI SUI SENTIERI DELLE ALPI APUANE
Il Gruppo Lavoro Sentieri della Commissione Escursionismo Toscana ci comunica che in occasione delle recenti riunioni intersezionali di Viareggio, Canevara e Casteinuovo
Garfagnana sulla Sentìeristica delle Alpi Apuane, è emersa la necessità di una revisione parziale della numerazione.
Di seguito, sono elencati i cambiamenti più importanti:
i sentieri "BIS" o "A" o "B" sono stati ridotti al minimo indispensabile e saranno segnati in un solo modo con la lettera "A"
il sentiero n. 5 BIS è diventato il n. 120
il sentiero n. 10 sarà prolungato fino a Terrinca
il sentiero n. 34 è diventato il n. 149
Il sentiero n.36 è aperto solo per il tratto "Foce Vettolina - Passo della Focolaccia
Il sentiero n.37 sul versante Orto di Donna è con il n.37A e viceversa
il sentiero n. 40 A è diventato il n. 193
il sentiero n. 40 B è diventato il n. 194
il sentiero n. 41 è prolungato fino alle "Gobbie"
il sentiero n. 42 è stato soppresso
il sentiero n. 47 parte da località "Fontia"
il sentiero n. 48 è diventato il n. 195
il sentiero n. 49 è diventato il n. 151
il sentiero n. 50 è diventato il n. 152
il sentiero n. 143 inizia alla "Foce del Frate"
il sentiero n. 146 sarà prolungato fino alla "Focetta dell'Acqua Fredda"
il sentiero n. 166 BIS è diventato il n. 156
il sentiero n. 188 inizierà da "Canevara"
il sentiero n. 173 A è accorpato al n. 173
Tappa n.1 "Da Stazzema al rif. E. Rossi":
Lasciata l'auto a un parcheggio di Stazzema m.443, prendiamo il sentiero cai n.5 (all'inizio incomune con il n.6), in prossimità di una maestà si continua con il n.6 per la Foce di Petrosciana, lasciando il n.5 che ci porterebbe al rif. Forte dei Marmi. Sopra le nostre teste si erge bellissimo il M. Procinto, lo aggiriamo alla base e arriviamo alla Foce di Petrosciana m.961. Quì ci sono tre varianti per proseguire per il M.Forato: la prima è la ferrata R. Salvadori (percorso tecnico), la seconda si aggira il Forato passando da casa Bosi, si arriva a un marcato crinale roccioso chiamato "penna rossa" dove ci si congiunge al sentiero n.12 proveniente da casa Colombara. Proseguendo verso destra si entra nel ripido valloncello che porta direttamente sotto l'arco (percorso consigliato), la terza è aggirando il Forato con il sentiero n.131 fino a Casa del Monte dove, nei pressi, sale verso sinistra il sentiero n.12, che in maniera agevole ci porta fino all'arco del M. Forato m.1223 (percorso consigliato). Noi abbiamo scelto la seconda, ma la terza è meno faticosa.
Dopo aver ammirato questa opera di ingegnieria naturale (mi riferisco all'arco), proseguiamo per la cresta sommitale del Forato (alcune difficoltà) fino alla Foce di Valli m.1266, qui prendiamo in salita sulla destra il n.7, che risale diagonalmente la triangolare parete S della Pania della Croce fino al passo degli Uomini della Neve m.1700 circa (attenzione passaggi difficili). Un tempo i montanari passavano da qui, in estate, con i loro carichi di neve, attardatatasi nelle buche carsiche per portarla ai villeggianti della versilia. Proseguiamo con attenzione, e in breve si giunge alla Focetta del Puntone m.1611 e subito dopo, prendendo il sentiero di destra, arriviamo al rif.Rossi m.1609.
RIFUGIO ROSSI ALLA PANIA m.1609 ( notizie )....
Il rifugio sorge al centro del Gruppo delle Panie sull'altopiano prativo prospicente il versante settentrionale della cresta dell'Uomo Morto (da lontano ricorda il profilo del volto di un uomo coricato) proprio alla base della sua massima cima (il Naso): il Puntone di Mezzo al Prato. E' ottimo punto di partenza per tutte le escursioni del Gruppo delle Panie (consigliabile prenotare tel. 0583.710386)
Accesso: Da M. Piglionico (strada delle Rocchette) m.1150 circa. Segnavia n.7.
Da Gallicano (Garfagnana) indicazioni per Molazzana poi seguire cartelli indicatori per rif.Rossi fino nei pressi di M. Piglionico, gli ultimi due chilometri circa sono sterrati (detta strada delle Rocchette perchè costeggia una serie di roccioni a q.1059 sulle pendici NE della Pania Secca).
Lasciata l'auto oltrepassiamo una cappella, seguiamo la strada fino al termine, fino a trovare l'inizio del sentiero 7 che si percorre per un breve tratto in piano. Dopo poco si lascia a destra il segnavia n.127 per il rifugio Del Freo (Foce di Mosceta) e si prosegue a sinistra nel bosco di faggi in ripida salita fino a trovare il rifugio. (da M.Piglionico ore 1,30).
Tappa n.2 "Dal rif. E. Rossi ad Arni":
Ci alziamo molto presto....non ricordo di preciso, mi ricordo che lo scopo della levataccia, éra per vedere l'alba dalla Pania della Croce, così avevamo deciso con Gianluca (mio figlio), la sera precedente. Cerchiamo di fare meno confusione possibile, per non svegliare gli altri ospiti del rifugio...prendiamo la giacca a vento, pila frontale, macchina fotografica e via..... come saette su per il Vallone dell'Inferno: anfiteatro glaciale, compreso fra la cresta E della cima principale della Pania della Croce e della Spalla Settentrionale. Seguiamo (con fatica..si vede poco) i segni rosso/bianchi del sentiero n.126, arriviamo alla cresta sommitale, in prossimità della Antecima N, seguiamo verso sinistra la facile cresta, raggiungendo in pochi minuti la Pania della Croce m.1858. L'alba vista dalla cima è spettacolare, non si può descrivere cosa ti lascia dentro : emozioni, bellezza, grandiosità.....solo chi ha fatto questa esperienza personalmente.... sà cosa voglio dire. Il sole è già alto, con Gianluca ci guardiamo negli occhi, i miei sono bagnati da lacrime. Torniamo indietro velocemente, saltando come camosci fra le tante pietre che ricoprono il Vallone dell'Inferno e in breve siamo al rifugio, dove Giovanna ci aspettava con ansia, per continuare insieme l'avventura.
Dal rifugio andiamo col sentiero 7 fino alla Focetta del Puntone m.1611, quì decidiamo di prendere a destra col segnavia n.139, la Borra di Canala, dal fondo pieno di giganteschi massi e chiuso, man mano che si procede in discesa verso N, da enormi pareti rocciose. L'ambiente carsico è suggestivo, rimaniamo sensa parole a contemplare la bellezza del luogo, potenza della natura che spesso noi uomini riusciamo, purtroppo, a distruggere. In ripida discesa arriviamo alla cosidetta Porta, accesso ideale da N nel Vallone. Dopo aver superato la Porta, lasciamo il sentiero n.139, proseguendo a sinistra con il n.127, costeggiando in piano e aggirando il versante N, la base delle rocciose pareti del Pizzo delle Saette. Continuiamo in leggera salita sul fianco sinistro del Canale delle Verghe, fino a raggiungere la Foce di Mosceta m.1170 e il rifugio G. Del Freo m.1180. Proseguiamo col sentiero n.128 che con falsi piani ci porta prima alla Tana dell'Uomo Selvatico, poi aggirando a sinistra i contrafforti nord-orientali del M. Corchia arriviamo al paesino di Col di Favilla (dobbiamo fare una leggera deviazione per visitarlo) e di seguito al paesino di Puntato, col solito sentiero aggiriamo la base del M. Freddone fino a raggiungere la strada asfaltata del Cipollaio, la prendiamo a sinistra e subito dopo troviamo sulla destra il bivio che ci porta a Campangrina, la oltrepassiamo e in breve ci troviamo ad Arni m.916 (....pernottamento in Ristorante Albergo.....non ricordo il nome....attualmente le possibilità di pernottamento sono reali...basta informarsi su internet).
Tappa n.3 " Da Arni a Vagli di Sopra ":
Questa è una tappa che può essere di noioso trasferimento o , variando il percorso, molto bella, anche se più faticosa.
Noi scegliemmo la prima (trasferimento): Dal fondo del paese di Arni si segue la strada marmifera che ha sostituito la vecchia mulattiera (sentiero n.31) seguendo all'incirca lo stesso tracciato. All'inizio costeggia quasi in piano il torrente Turrite Secca poi, in salita verso sinistra, si porta alla base orientale del M. Macina e, dopo aver piegato sulla destra della vallata con due ampi tornanti, giunge al Passo Sella m.1500, valico prativo fra le valli di Arnentola e di Arni.
Al Passo Sella si ricongiunge, proveniente da destra il sentiero n.144 (variante bella che descriverò dopo). Dal passo seguitiamo in discesa col sentiero n.31 che scende rapido verso la valle di Arnentola fin sotto le roccie del M. Sella. Proseguiamo e dopo un ampio giro verso destra si raggiunge il valloncello di Ripanaia m.1077. Proseguiamo in discesa col n.31 e in breve arriviamo ai casolari di Caprareccia m.967, seguiamo la strada marmifera in discesa, si aggira la testata della valle e, dopo aver superato gli edifici rovinati di Arnentola m.900, si arriva alla strada carrozzabile asfaltata che si segue in leggera discesa fino a Vagli di Sopra m.725.
Variante del Passo di Fiocca:
Dal centro del paese di Arni m.916 si segue verso E il segnavia n.144 che sale alle case Oriali m.952 per raggiungere, poco dopo, un crinale pietroso a quota 1100 circa che si rimonta per circa 250 metri di dislivello. Si traversa poi a destra poco al di sotto dei lastroni e scavalcando la cresta meridionale del M. Fiocca, aiutati da qualche gradino intagliato nella pietra, si giunge, con splendido panorama sulla Penna di Sumbra, alla verde vallata del Fatonero. Attraversando senza perdere quota tutta la testata della valle si giunge ad una sella erbosa a monte della quota 1482 e, dopo averla scavalcata, si risale l'invaso del Fosso dell'Anguillaia fino al Passo Fiocca m.1560, valico erboso misto a lastroni fra la Penna di Sumbra e il M. Fiocca (da qui prendendo a destra segni azzurri si arriva in vetta alla Penna...attenzione passaggio esposto. Sempre seguendo il sentiero n.144 si prosegue per prati con una decisa discesa poi, piegando a sinistra, si costeggia il versante N del M. Fiocca perdendo quota fino a metri 1437 in corrispondenza di una insellatura boschiva sul crinale che si prolunga fino al M. Croce. Evitando ancora in leggera discesa alcune formazioni rocciose si guadagna poi, salendo obliquamente, il Passo Sella m.1500 dove si ricongiunge all'itinerario prima descritto.
Tappa n.4 "Da Vagli di Sopra al Rif. G. Donegani":
Guardiamo dalla finestra della cameretta dell'alberghetto, poco sotto al paese (difronte al lago), il sole è già alto, ricca colazione e via si riparte. La traversata è quasi tutta in quota, la fatica si farà sentire più degli altri giorni. Dal punto più alto del paese di Vagli di Sopra m.725 si segue la mulattiera (sentiero n. 177) che raggiunge Campocatino m.1000, verde e ampio bacino di origine glaciale delimitato da due dossi morenici. Alcuni edifici a carattere pastorizio denotano una attività abbastanza recente (attualmente credo che stiano ristrutturando quasi tutto il borgo). Vicino si trova la cappella di San. Viano m.1090, suggestiva costruzione incastrata nella parete del M. Roccandagia....andata e ritorno circa ore una.
La bellezza di questo luogo è unica, il grande prato contrasta dalla possente struttura rocciosa della parete NE del M. Roccandagia m.1700. Continuiamo l'itinerario risalendo il margine destro del bacino di Campocatino e, dopo un ampio giro verso destra, si scavalca la boscosa cresta NNO del M. Roccandagia all'altezza del Passo Tombaccia m.1350 con bella veduta della Valle dell'Acqua Bianca, del M. Cavallo m.1895 e del M. Pisanino m.1946, il più alto delle Apuane.
Proseguiamo sempre col segnavia n.177, aggirando la testata della valle dell'Acqua Bianca. Costantemente in salita si costeggiano i versanti SSO e NO del M. Roccandagia e l'ondulato e carsico versante N della (Carcaraia) del M. Tambura m.1895. Infine si raggiunge il Passo della Focolaccia m.1650, importante valico di comunicazione fra Resceto e Gorfigliano che si apre, dissestato dalle cave, fra il M. Tambura a SE e il M. Cavallo a NO. In prossimità del passo, sorge il Bivacco Aronte m.1642 (mitico bivacco...mi ricorda, quando ancora ragazzo, riusci a pernottarci), il rifugio più alto delle Apuane.
Proseguiamo rimanendo più in alto della strada marmifera con il segnavia n.179 che in breve ci porta alla Foce di Cardeto m.1680, intaglio roccioso fra la cresta N del M. Cavallo e il Pizzo Altare. Dalla Foce ci lasciamo a sinistra il segnavia n.179, per proseguire verso destra con il sentiero n. 178 che scende a valle, passando sotto gli appicchi rocciosi del Pizzo Altare, per traccie di sentiero, avvolte non molto evidenti, ma generalmente ben segnalate.
Ci lasciamo a sinistra il segnavia n.180 (che in ogni caso, con quasi lo stesso tempo di percorrenza, porterebbe al rifugio Donegani passando dalla conca dell'Orto di Donna da cui prende il nome la valle) si prosegue nel bosco, con numerose svolte, fino al pianoro di fondo valle chiamato Serenaia m.1050 dove si incrocia la carrozzabile asfaltata e poco dopo al Rif. G. Donegani m. 1150.
Tappa n.5 "Da Rif. G. Donegani a Vinca"
Questa ultima tappa ci avrebbe portato al Rif. Carrara ma, nella notte un forte temporale mi ha fatto riflettere sulle difficoltà che in caso di pioggia avrei trovato, in particolare sotto la N del Sagro (il catino). La mattina, con rammarico annuncio la mia decisione alla "comitiva" che comunque, accettano con rassegnazione, ma anche con gioia (con questa deviazione si fà meno ore di cammino).
Dal rif. Donegani m.1150 si segue la carrozzabile asfaltata o il segnavia n.37 che evita l'ampio tornante salendo ripidamente e arrivando quasi alla fine della strada stessa. Al termine della strada si apre il piazzale, alla sua destra alcuni piccoli edifici indicano il proseguo del segnavia n.37 (non abbastanza evidenti). Questa zona delle Cave dell'Orto di Donna, essendo ancora in opera, è soggetta a rapide trasformazioni che possono far deviare o turbare i sentieri, da renderli complicati nella individuazione. Da qui si sale fra ravaneti ( colate detritiche delle cave ) e faggete, fino alla Foce al Giovo m.1500, ampio valico fra la valle dell'Orto di Donna e la valle di Vinca, che si apre sullo spartiacque principale tra il Pizzo d'Ucello m.1781 e la Cresta Garnerone m.1735 ( max. altezza ). Dal lato dell'Orto di Donna si gode lo splendido panorama del M. Pisanino m.1946 con la sua cresta NNO e del M. Contrario. Dal lato della valle di Vinca si eleva il M. Sagro m.1749, con la sua cresta NO, dove si apre, all'inizio del tratto dove perde l'inclinazione, la Foce del Fanaletto m.1426. Al centro della testata della valle si eleva il M. Rasori m.1422. Dalla Foce al Giovo si prosegue con il segnavia 37 scendendo per prati poi, al bivio che a sinistra ci porterebbe alla capanna Garnerone e seguitando al rif.Carrara, prendiamo a destra il sentiero 175 che ci porta fino a Vinca.
Come siamo riusciti a riprendere l'auto, lasciata all'inizio del giro a Stazzema, non stò a raccontarvelo, mi preme invece dirvi che questa traversata è una cosa spettacolare, che ti lascia l'amaro in bocca, solo per non aver potuto fare alcune cime (vie normali), ma il tempo a disposizione e, l'età di alcuni partecipanti (figli piccoli), ci hanno fatto desistere dal farlo......Mi ricordo che un vecchio montanaro incontrato in dolomiti mi disse:"bisogna saper valutare i propri limiti affrontando la montagna, sapendo che in alcune situazioni, si dovrà anche rinunciare".
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